La nuova stagione del crimine è contraddistinta dall’utilizzo dei telefoni cellulari criptati, i quali si sottraggono alle intercettazioni scambiando messaggi le cui trascrizioni non contengono lettere bensì soli codici numerici. Così, il crimine da remoto caratterizza ogni organizzazione tanto che le polizie di Usa ed Europa hanno intrapreso contro le reti di comunicazione protetta dei narcos e dei boss del crimine internazionale una guerra digitale che ha coinvolto perfino l’FBI. Un intervento che ha portato lo smantellamento di server di messaggeria criptata, ma a cui, vista anche la coincidenza con la pandemia e quindi la necessità delle comunicazioni a distanza, hanno seguito nuovi metodi di omertà digitale. Ciononostante, la decriptazione dei messaggi ha consentito di ottenere molte notizie in merito alla gestione delle attività delittuose, all’evoluzione delle tecniche della criminalità organizzata, nonché sulle modalità di collaborazione tra clan.
In base a quanto riportato da un’indagine condotta da Repubblica, per quanto riguarda l’operazione dell’FBI, quest’ultima, dopo essere risalita a “Phantom Secure”, produttore di complessi e diffusi dispositivi di crittografia, averne fermato l’attività ed arrestato Vincent Ramos che ne stava alla guida, ha avviato “Trojan Shield”, operazione sotto copertura tra Stati Uniti e Australia: un ingegnere della società assunto come fonte confidenziale sviluppa “AN0M”, un nuovo sistema criptato doppiogiochista che copia sul suo server tutti i dati trasmessi dai suoi utenti e li invia in automatico all’FBI. Il nuovo software, nell’ottobre 2018, viene offerto a tre distributori, e nel marzo 2021 gli utenti attivi arrivano fino a novemila.
Nel frattempo, anche le polizie europee sono scese in campo: tra aprile e giugno 2020, un attacco di malware ai server di “EncroChat”, azienda che vende cellulari modificati per rendere inviolabili comunicazioni e apparati, permette alla polizia di copiare i messaggi prima che vengano cifrati; nel marzo 2021 anche “Sky ECC”, altro colosso della criptazione, viene assaltato. In Italia si contavano 2.500 utenti di EncroChat, saliti a 9.500 con Sky ECC.
È emersa una rete molto recentemente anche negli ambienti della malavita romana, dove solo con l’ausilio della Europol si è riusciti a decriptare le chat e conoscere i contenuti delle conversazioni che alcuni criminali di spicco nella Capitale consideravano intoccabili e inaccessibili e su cui quindi parlavano liberamente senza filtri.
Un imprenditore romano ha aperto una società con sede negli Emirati Arabi, che vende smartphone sicuri dal prezzo tra i 1.700 ai 2.400 euro, più 1.200 euro l’anno per il contratto di abbonamento: chat, messaggi vocali, rubrica su server criptati, cancellazione definitiva del registro delle chiamate, e persino l’autodistruzione che ne azzera tutti i contenuti. Sia i sistemi di telefonia che i servizi offerti risultano ancora commercializzati on-line ed attivi.
Eppure, in nome della privacy, continuano ad essere legalmente disponibili sul mercato dispositivi crittografati: ad esempio, il mobile Cypher, che coniuga sicurezza hardware (con l’otturatore della fotocamera e l’interruttore di spegnimento del microfono) e software (con l’assenza di server centrali e la crittografia della chiave monouso); oppure No.1 BC, fornitore di comunicazioni sicure, ha realizzato l’algoritmo ibrido avanzato, una tecnologia di crittografia hardware unica per iOS. Certamente, questi strumenti progettati col buon proposito della protezione della riservatezza potrebbero essere utilizzati per scopi illeciti.